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Sergio Zavoli: “Salvaguardare le risorse economiche della Biblioteca e dell'Archivio storico del Senato“

3 agosto 2012

Pubblicato in: Attualità

“Signor Presidente, rispetto alle cose che ho insieme a voi appena ascoltato, mi pare che quanto sono sul punto di dire possa appartenere a un genere di cose pressoché ineffabili. Le considerazioni che ho ascoltato sono sicuramente legittime e anche molto inquietanti; io mi limiterò, signori senatori Questori, a trattare una materia che non dovrebbe suscitare - lo dico con sincerità - le emozioni che alcuni passaggi degli interventi dei miei colleghi hanno determinato qua e là, seppur, lo dobbiamo riconoscere tutti - facciamo ciascuno lo stesso mestiere, in qualche modo trascinati dall'enfasi che la passione politica e civile giustifica.

Vorrei dire, signor Presidente, colleghi, onorevoli senatori Questori, che la questione che sto per porvi riguarda un'istituzione che il Senato (e il Parlamento in generale) ha il dovere di tutelare, e che temo possa correre il rischio di vedersi trascurata, perché appartiene a quel genere di cose che non solleva le ire, le reprimende, le proteste (a volte persino indebite o comunque esagerate) di chi si atteggia a moralista in un tempo in cui non c'è certo bisogno di andare a cercare col lanternino i motivi di disappunto e di malinconia per come vanno tante cose della vita morale nel nostro Paese.

Intendo parlare della Biblioteca e dell'Archivio storico; come vedete, si tratta di un argomento poco allarmante. Vi chiedo di accogliere, sia pure con le riserve che posso immaginare, e francamente anche temere, specie in nome della coerenza (una virtù che la politica tiene, giustamente, nel massimo onore), un segno di discontinuità rispetto al delicatissimo problema che investe la Biblioteca e l'Archivio storico del Senato della Repubblica. Non oserei venir meno all'intento doveroso di trarci tutti insieme (senza distinzioni e men che meno privilegi) dalla crisi abbattutasi anche sul nostro Paese, se, nella richiesta che venga sospeso o corretto il provvedimento di applicare un sacrificio anche ai bilanci dei due prestigiosi patrimoni istituzionali (cioè di quel genere di beni che Benedetto Croce definì "la sola ricchezza che una Nazione degna di tal nome deve poter sottrarre a qual si voglia ingiuria della storia, dei principi e delle idee"), non sapessi di rivolgermi alla vostra sensibilità di fronte a un valore gestito dal Parlamento in nome e nell'interesse della comunità nazionale.

Farei torto alla vostra consapevolezza di un così straordinario patrimonio di testimonianze, siano esse di natura giuridica, letteraria, storica, politica, scientifica, con le documentazioni sistematiche di una pubblicistica che dà conto della crescita culturale, civile ed etica di un'Italia che ha interpretato le sue mutevoli identità, a partire dal concetto di gens, caro a Virgilio, fino alle prove tardo-medievali, poi rinascimentali e via via risorgimentali confluite, tra ideologie, regimi, statuti, ordinamenti diversi, in quella democrazia repubblicana di cui noi stessi in quest'Aula siamo diretti testimoni e gelosi continuatori. "La costruzione della storia" - disse Braudel - "è una disciplina che non consente le scorciatoie dell'effimero".

L'obiezione, dunque, che una biblioteca e un archivio storico sono due valori dopo tutto fungibili e ribaltabili, cioè soggetti anche a "ruinare", per dirla niente meno che con Machiavelli, non ha fondamento, a meno che non si agisca per conto di poteri illegittimi. Nessuno, credo, avrebbe di recriminare (e qui vengo al punto) se a questo patrimonio fosse riservata un'attenzione ulteriore da parte vostra, signori senatori Questori, che intestate concretamente a voi stessi la responsabilità di agire in nome di una crisi altrimenti devastante.

In questo nostro piccolo caso è però anche un grande patrimonio, nel quale si riassume tutta la grande controversia che la storia ha vissuto sul territorio di un'Italia via via offesa, contesa e difesa da un popolo che veniva sperimentando l'immane coacervo di esperienze che avrebbero costruito nel bene e nel male la sua sorte.

Ecco perché compiere un gesto di modico costo e di grande senso civile, come quello di salvaguardare le risorse economiche della Biblioteca e dell'Archivio storico, segnalerebbe una responsabile partecipazione al dovere di difendere, anche così, la nostra storia di cittadini, oltre che di persone. Basti pensare, per tutte, alla più importante raccolta a livello nazionale e mondiale degli Statuti dei Comuni e delle corporazioni, dal Medioevo alla fine del Settecento, senza dire della storia del diritto, comune e canonico, edito in tutta l'Europa tra Cinquecento e Ottocento.

Signori senatori Questori, ricordo il giorno in cui ebbi l'onore di vedermi affidata la Presidenza della Commissione parlamentare per la Biblioteca e l'Archivio storico del Senato. Nel ringraziare, manifestai l'auspicio che il prezioso snodarsi delle teche del Senato fosse cosa viva, non materiale inerte, e che la Commissione lavorasse nell'ottica di integrare le funzioni svolte separatamente dalle omologhe Amministrazioni dei due rami del Parlamento. In base a nuove norme regolamentari, la Commissione senatoriale avrebbe svolto funzioni d'indirizzo e controllo, partecipando alle strategie di gestione e promuovendo le pubblicazioni e le iniziative culturali che avessero la reputazione raggiunta da due prestigiose istituzioni culturali, così giudicate nel mondo, al fine di garantire una continuità senza la quale si sarebbe corso il rischio di un vulnus grave, e aggiungerei innaturale, cui un patrimonio ed un compito di questa specie non dovrebbero andare incontro.

La Biblioteca del Senato, dopo l'apertura al pubblico del 2003 e l'integrazione con la Biblioteca della Camera dei deputati nel febbraio 2007, riducendo in misura significativa le spese e senza allinearsi, rispetto al numero del personale, alle accresciute attività istituzionali, ha dato vita ad un Polo bibliotecario parlamentare che già rappresentava una dimensione ben più che ordinaria. Gli utenti del Polo, 41.000 nel 2007, saliranno a 68.000 nel 2010. Non era il circolo dei signori o della caccia, ma il luogo - nella misura del 70 per cento - di giovani studiosi, persino stranieri, tutti assistiti da una rete di specialisti sempre più vasta.

Il sito web è tra i più visitati della rete, comprendendo un vitale scenario di notizie bibliografiche e documenti in formato digitale. La Biblioteca ha rapporti con ambienti scientifici di rilievo internazionale e, nella nuova sede di piazza della Minerva, svolge convegni, seminari e presentazioni di testi, tutto con un rigore didattico di livello universitario: è l'inedita, silenziosa e grande cattedra, per così dire, del Parlamento italiano.

Neppure le due grandi guerre avevano interrotto in misura significativa le doverosità richieste alla Biblioteca e le energie dedicate alla formazione di un Archivio avviato a colmare una lacuna storico-culturale di così assoluta rilevanza. Ne accenno perché c'è una memoria, quella della storia, che non è lecito ledere neppure in congiunture che esigono la coerenza richiamata all'inizio di questo breve intervento, la quale - lo affermo senza il benché minimo sottinteso polemico - implica non di rado il rispetto di un'ardua equità, ad iniziare dalla condizione umana, specie nei suoi contesti più deboli, alterata dalla logica di un sacrificio da dover accettare in funzione di uno stringente interesse di carattere generale.

Non sarà certo il Parlamento, signori Questori, il quale continua a muoversi nel segno della coesione sollecitata dal presidente Napolitano, a venir meno a principi, necessità e impegni inderogabili. Proprio perché le Camere si muovono in coerenza con queste premesse, però, sia lecito domandarsi, signori senatori Questori, in quale ragionevole misura si possa e si debba salvaguardare, proteggendo una fondamentale risorsa economica che la sostenga, una realtà che il Paese ha fin qui difeso proprio nel rispetto della sua storia”.

(Applausi dai Gruppi PD, PdL e Per il Terzo Polo:ApI-FLI. Congratulazioni)

Legislatura 16ª - Aula - Resoconto stenografico della seduta n. 783 del 01/08/2012 (RESOCONTO STENOGRAFICO )



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