Ieri, leggendo di Di Pietro e Vendola che, su la7, lanciavano ultimatum sulle alleanze al Pd, con il cartonato di Bersani “seduto” in mezzo a loro, mi è tornato in mente Nanni Moretti a Piazza Navona. No, non per quella frase famosa, per un’altra. Questa:
“Io non riesco a parlare con Rifondazione Comunista, non ci riesco, è più forte di me. Ma il loro mestiere è fare politica, è cercare di presentarsi insieme a Di Pietro, insieme a Rifondazione Comunista, insieme ad altri partiti”.
Mi sembra perfetto. Perché, obbiettivamente: se uno fosse una persona normale, senza responsabilità politiche, che cosa risponderebbe a due così, che ti pigliano per il culo anche mentre ti stanno chiedendo di fare squadra insieme?
Il problema è che Bersani, e il gruppo dirigente del partito in generale, non sono persone qualsiasi. Hanno delle responsabilità. E le elezioni si avvicinano. E questa questione del rapporto con Idv e Sel andrebbe affrontata seriamente. Da protagonisti. Con una dose di responsabilità, da parte degli attori in campo, proporzionale alle loro dimensioni.
Proprio per non lasciare spazio a queste buffonate, proprio per far sì che non accadano più situazioni come quelle di Napoli o Palermo.
E, per dirla tutta, se si arrivasse ad una conclusione, a me andrebbe bene qualsiasi risultato: l’alleanza tra i tre partiti, o la decisione che non è possibile presentarsi insieme alle elezioni. O che è possibile presentarsi solo con uno dei due. E con chi dei due sia più praticabile un confronto mi pare evidente. A proposito: Vendola ha già smorzato i toni tracotanti usati ieri.
Anche una rottura, dunque. Purché, però, origini da un motivo serio, politico, venuto a galla alla fine di una discussione franca sui problemi. Una discussione, magari, promossa dal Pd, nelle sue sedi, nelle sue feste, e non da Porro e Telese nella loro trasmissione.
Perché io un’altra estate ad aspettare di sapere se Bers