Ma come, cari sindacati: il ministro del Lavoro vi recapita un
"invito al dialogo" e voi, invece di accettare e ringraziare, protestate? Per forza, poi, lei vi risponde:
"Non capisco". Che poi, lo sapete anche che è una persona sensibile. Come potete stupirvi se rimane
"dispiaciuta e sorpresa"? È colpa vostra, che usate un
"linguaggio" che lei pensava
"appartenesse a un passato del quale non possiamo certo andare orgogliosi" e che vi dedicate ad una
"personalizzazione dell'attacco".
In fondo, che cosa vi hanno proposto di così originale? Si tratta del solito schema di sempre. Per prima cosa, il
"tavolo". Del resto, si è mai vista una riforma che non sia partita attorno ad un
"tavolo"? Poi, le solite rassicurazioni preliminari: nessuna volontà di
"attacco", tanta voglia di
"collaborare con tutti" e, come farne a meno, un bello
"studio" sull'argomento.
Certo, c'è qualche condizione da rispettare, ma qual'è il problema?
"Serietà" e
"pragmatismo": e allora? Cos'è, non volete essere seri? Non volete essere pragmatici? Dunque è vero che non riuscite a stare
"senza ideologia". Allora è vero che avete i vostri
"totem intoccabili" e i vostri
"tabù". E il
"grande spirito di collaborazione" dove lo mettete? E
"l'atteggiamento costruttivo"? Davvero, non vi capisco.
Seriamente: nei prossimi giorni ci sarà tempo di approfondire, visto che il tema del mercato del lavoro e in particolare quello dell'articolo 18 sembrano essere le nuove emergenze nazionali. Visto l'armamentario di frasi fatte e dichiarazioni prestampate che sono uscite oggi (
qui e
qui), però, mi pare che si stia veramente partendo male.
Enrico Moretti